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Feb 07
La canna palustre nel suo habitat naturale

Qual’è il materiale naturale che non si vede quasi mai?

  • 7 Febbraio 2017
  • Bioedilizia, Canna palustre, Materiali naturali

Un materiale naturale che mi sta molto a cuore è la canna palustre (Pragmites Australis).
Vivo in un territorio che fu una palude e che i romani bonificarono all’epoca di Augusto duemila anni fa. Ora sono chiare le vie, le strade ed i fossi che delimitano le centuriazioni, ma nel passato questo era il limite dove le acque dolci si mescolavano alle acque salate del mare.

In questo contesto sono vissute e vivono queste graminacee, piante che per le loro caratteristica “alofita” presentano una notevole resistenza alla salinità.
La canna palustre, oltre che nelle aree paludose, vive lungo i corsi d’acqua, i laghi e i canali, contribuendo alla ricchezza della biodiversità e a strutturare complessi sistemi ambientali. In Italia è presente in modo massiccio lungo il corso del Po, sulle coste dell’alto Adriatico, negli stagni del Campidano, nella Maremma toscana.

La canna palustre esempi storici dal mondo contadino

Un esempio di utilizzo della canna palustre

Storicamente la cultura costruttiva contadina veneta, e non solo, legata necessariamente alle risorse locali, sviluppò tipologie costruttive come i casoni di campagna. Meravigliosi quelli di Caorle molto cari ad Hemingway, dove si possono ancora vedere i tetti e le murature in cannicciato. Oppure troviamo la canna palustre sottoforma di arellaa portaintonaco nei controssoffitti e nei muri dei palazzi veneziani, delle ville e delle abitazioni della campagna veneta.

Dal punto di vista di materiale per la bio-edilizia la canna palustre ha diversi punti di forza.

  1. E’ una risorsa che cresce velocemente in grande quantità ogni anno ed è per tanto una fonte rinnovabile.
  2. E’ biodegradabile ed una volta eliminati i residui metallici o sintetici può essere compostato.
  3. Non comporta impatto ambientale per la produzione ed il reperimento, e non prevede impiego di prodotti chimici o collanti di origine sintetica in nessuna delle fasi della sua produzione.
  4. E’ un prodotto atossico innocuo per la salute e l’ambiente.
  5. E’ un ottimo strumento per la depurazione di ambienti inquinati con la cosiddetta fitodepurazione.

Nel caso della fitodepurazione il suo ruolo è di “regina” tra le piante utilizzate nella rigenerazione delle zone umide. In particolare nelle foci dei fiumi la canna palustre riesce a filtrare e depurare le acque inquinante dai reflui agricoli (fertilizzanti, pesticidi,ecc.) e/o industriali.
Ma anche per le nostre abitazioni si possono utilizzare per lo smaltimento di reflui fognari o di scarico.

Come materiale bioedilizio da costruzione, lo possiamo impiegare ancora come rivestimento portaintonaco o come cappotto interno o esterno.

La canna palustre per la bioedilizia

Il portaintonaco in “arene” ed il cappotto in canna palustre

Interessanti sono a tal proposito le caratteristiche termotecniche dei pannelli isolanti, per la produzione dei quali le canne secche vengono legate con filo di ferro zincato o, meglio, con filo di canapa.

Questi i “numeri”:

  • Conducibilita’ termica: λ = 0,055 W / mK
  • Densità : ca. 190/225 Kg/m³
  • Calore specifico : 1200J/(KgK)
  • Resistenza alla diffusione del vapore : 1µ
  • Resistenza al fuoco : classe E a normativa EN
  • Isolamento acustico: 23dB

Che tradotto in soldoni vuol dire un buon isolamento termico, in quanto l’aria ferma presente nelle cavità interne è perfettamente sigillata ed un’ottima traspirabilità. Ha una buona tenuta al fuoco grazie al suo alto contenuto di acido silicico e il suono risulta ben abbattuto. Determina un’ottima inerzia termica in relazione al fatto che è la superficie ideale per aggrappare intonaci di corpo e quindi massivi, interni o esterni. Per farvi capire meglio, pensate che la rasatura finale di un cappotto sintetico consiste in 2/3 mm di colla (2 kg/mq) mentre anche solo 2 cm di intonaco a calce riescono con i loro 30 kg/mq a creare una massa esterna ottimale per l’attenuazione delle onde di calore in regime estivo.

In più è un materiale igroscopico e resiste all’umidità e alla marcescenza, nonché all’attacco dei roditori e delle muffe.

Sintettizzando, così come nel caso della canapa, anche con la canna palustre siamo di fronte ad una pianta che ha molto da dare in termini di sana gestione dell’ambiente e di qualità dell’abitare, creando un circolo virtuoso dove l’agricoltura e l’edilizia si intrecciano e si completano armoniosamente per creare  sistemi paesaggistici ed abitativi sani ed ecologici.

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