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Mag 10
L'intonaco naturale finito di cocciopesto

Dalla storia l’intonaco naturale di cocciopesto!

  • 10 Maggio 2017
  • Bioedilizia, Calce, Cocciopesto, Materiali naturali

Come possiamo difendere esternamente le nostre pareti in bioedilizia dalla pioggia, dal sole e dal vento?
Com’è possibile avere una barriera protettiva che nello stesso momento lasci respirare il muro?
E infine, com’è fatto l’intonaco per la bioedilizia utilizzato per le finiture esterne?

Se questi sono dei quesiti che ti poni per la realizzazione della tua casa in bioedilizia non preoccuparti, la soluzione c’è!

E’ l’ intonaco naturale di cocciopesto!

Naturale, in quanto i materiali utilizzati per l’impasto sono tutti naturali, cioè non sono additivati con componenti derivati dal petrolio. 
Infatti l’intonaco naturale di cocciopesto è composto dal grassello puro stagionato di calce aerea, che lega un mix di sabbia e polvere. Quest’ultima ottenuta dalla frantumazione di coppi, laterizi e vasi in terracotta, con un colore che varia dal rosso all’ocra.

Questa tecnica affonda le sue radici nelle antiche lavorazioni edili dei Romani, che elaborarono in modo stupefacente il sapere proveniente dai Fenici.

L’intonaco naturale, dai cocci di terracotta, alla frantumazione e al cocciopesto

Questi popoli sapevano produrre costruzioni assolutamente efficienti rispetto allo scopo per il quale venivano costruite, utilizzando i materiali base dell’edilizia di tutti i tempi: calce e argilla!
Veniva utilizzato, con le opportune tecniche, soprattutto per i luoghi dove era necessario avere una superficie resistente all’acqua, come acquedotti, cisterne, pavimenti e terme.

L’antico Pont du Gard

Il grassello di calce di per sé non è un legante idraulico, ma la terracotta in polvere aggiunta, agisce come se fosse una “pozzolana artificiale”.

La pozzolana è un materiale essenzialmente vetroso, formatosi dal rapido raffreddamento della
lava proiettata in aria durante le eruzioni vulcaniche e veniva estratta nella zona di Pozzuoli. Ne parla già Vitruvio nel suo trattato di circa 2000 anni fa. I Romani videro che questo materiale aggiunto alle malte di calce le rendeva più resistenti e meno permeabili all’acqua.

Ovviamente era più semplice ottenere lo stesso effetto, riciclando gli scarti dei mattoni da costruzione!

Infatti, l’argilla in cottura, ha una reazione di “vetrificazione” simile a quella della pozzolana, dovuta alla presenza del silicato di alluminio. In pratica la polvere di terracotta presente nella mescola conferisce all’intonaco, una volta lavorato, la capacità di indurirsi anche in presenza di acqua, rendendo il materiale più resistente e meno permeabile.

Altre caratteristiche del cocciopesto le si devono principalmente alla calce, che come abbiamo visto nel post “Perché la calce nella bioedilizia è un materiale fondamentale?”, ha la peculiarità di regolare il passaggio di vapore, di essere plastica ed alcalina (antimuffa e disinfettante).

Ma attenzione, il fatto che il muro respiri non vuol dire che le pareti lascino passare l’aria. Anzi, possiamo dire che l’intonaco di cocciopesto ha un’ottima tenuta al vento. Non fosse solo per il consistente spessore dello strato che può andare dai 2 ai 4 cm! Ciò significa inoltre che la muratura ha un buona massa sul lato esterno, che permette di tenere a bada il calore estivo. Effetto che non si ottiene con i cappotti “leggeri” che vanno tanto di moda al giorno d’oggi.

Noi di Case d’erba, nella stesura per l’intonaco di cocciopesto utilizziamo il metodo “classico”, proprio come per il prosecco!

Prima di tutto le nostre soluzioni possono presentare tre tipi di superfici d’aggrappo, e cioè la canna palustre, la paglia o la calce-canapa. Come si vede nella foto non sono lisce ne omogenee, anzi presentano repentine “insenature” e “rilievi” che ne fanno dei piani ottimali per attaccare l’intonaco.

Canna palustre, paglia, calce-canapa

Il metodo classico per questo tipo di rivestimento prevede la sovrapposizione di tre strati di malte:

  • Rinzaffo, è il primo strato detto anche rustico;
  • Arriccio, viene posto per secondo ottenendo uno strato grezzo;
  • Velo, è l’ultimo passagio che definisce l’ “intonaco finito”.

La colorazione naturale è di tipo caldo,e, come detto, varia dal giallo ocra al rosso chiaro. Si può tinteggiare con pigmenti a base calce oppure se si preferisce si può lasciare così com’è.
Vi capita mai di passeggiare per le calli di Venezia? (se non vi capita fatelo!) La maggior parte delle case e dei palazzi sono intonacati all’esterno con questo materiale, conferendo alle superfici murarie tonalità morbide e “vellutate” sui toni del rosso, dell’ocra e del rosa.

Ma le soluzioni e i risultati con un’ intonaco di cocciopesto sono molteplici:

Questa immagine è la fotografia di una parete con finitura in cocciopesto del rustico in legno e paglia” di Andrea, intonacato da Case d’erba.
Per venire incontro all’esigenza estetica di “movimentare” una parete cieca e mantenere il carattere “rurale” dell’opera, il nostro bio-artigiano Francesco ha pensato a un bel paesaggio notturno, giocato sul diverse tonalità e sulla matericità dell’intonaco.

Beh…che ne dite del risultato?

Ah! Dimenticavo! Con questo materiale si possono realizzare altre fantastiche lavorazioni, come:
– Pavimenti originali “alla veneziana”;
– Rivestimenti per bagni, tipo lavelli e vasche;
– Piani di cucina.

Tutto all’insegna della salubrità, del calore e della bellezza di questa finitura “storica”!

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